Susanne
Martinet nel libro la musica del corpo mette in evidenza la differenza
che si viene a creare tra un movimento “abitato” e un movimento “non
abitato”, e cioè una diversità e dissomiglianza che si viene a creare
tra un gesto che viene espresso pienamente, e un movimento che invece si
presenta in maniera spenta e assente. Se ci soffermassimo ad osservare
in profondità l’essere umano noteremo nella dimensione corporea e quella
più specifica dei movimenti tantissimi aspetti in eccesso. Alcuni
esprimono tensione, altri manifestano rigidità, altri eccesso in termini
di velocità o lentezza. Quando un movimento viene contraddistinto da
contrazioni, rigidità o elementi che ne limitano l’espressività e
l’armonia, afferma Gerda Alexander, non è Eutonico, e cioè non basato
sulla ricerca di un tono armoniosamente equilibrato. Ma quando un tono
diventa armoniosamente equilibrato? E soprattutto come si può
raggiungere un simile traguardo? E che legame esiste tra la
consapevolezza corporea e la vitalità di un movimento “abitato”?
L’essere umano vive di abitudini e soprattutto di convinzioni. Le
abitudini non sono altro che manifestazioni appartenenti all’esperienza
quotidiana fondamentali per rafforzaree sicurezze, mentre le convinzioni
mettono in evidenza il potere coercitivo che assumono le norme
culturali e le regole morali di una determinata società. Le conviznioni
ci portano spesso verso strade non volute e disegnate da altri, verso
una dimensione esistenziale e affettiva spenta o parzialmente viva; le
norme culturali e morali oltre ad alimentare una certa rigidità e rigore
emotivo ed espressivo, spengono il corpo e tutto il suo potenziale
espressivo. Quando si è consapevoli di questo si inizia a destrutturare
alcuni schemi corporei/affettivi e relazionali appresi con il tempo,
quando invece il livello di consapevolezza è lieve o del tutto assente
si persevera verso una strada densa di regole, limitazioni e abitudini.
Alla luce di questa premessa è possibile comprendere quanto l’essere
umano negli ultimi anni vada alla ricerca di spazi protetti e non
giudicanti per poter esprimere pienamente se stesso o spazi liberi,
lontani e nella loro dimensione sconosciuta, protetti.Esiste quindi un
rapporto profondo tra l'espressività e il giudizio che è una variabile
culturale derivante dalle regole morali. L’atto di strisciare, disegnare
una semplice linea all’infinito o il portare alle labbra un urlo che
possa giunere vibrante all’esterno insieme alla combinazioni di energie
inespresse mettono in evidenza quanto l’individuo, le persone, non siano
pronti o non vengono messe nelle condizioni di potersi esprimere
liberamente. Dalcroze affermava che “quando la musica sarà entrata
profondamente nel corpo dell’uomo e sarà tutt’uno con lui, probabilmente
sarà possibile danzare senza accompagnare le danze con suoni. Basterà
il corpo da solo per esprimere gioie e dolori dell’umanità”. Dalcroze
attribuiva grande importanza alla musica e basava tutta la sua opera e
idea sui suoni. Questo perché il suono una volta entrato nel corpo
dell’uomo rendeva armonico ogni suo movimento a tal punto da trasformare
il corpo in un’espressione emozionale di un movimento. L’essere umano
quando non è eutonico non è musicale e soprattutto non ha alcuna
dimensione ritmica. Il suo corpo si muove in eccesso e muovendosi in
eccesso non vola, non esprime e non accoglie l’esperienza esterna ma
rigettandola fuori da se stesso l’allontana. A proposito del ritmo
Dalcroze afferma “nella musica il ritmo ha un ruolo ugualmente
importante di quello della sonorità; so per esperienza che, grazie al
ritmo sperimentato su se stessi, grazie a un’educazione che sviluppa i
ritmi naturali del corpo, si può far amare la musica anche a coloro che
non ne apprezzano le sonorità. L’ameranno per il movimento che racchiude
in sé, quando tale movimento sarà diventato per loro naturale e
familiare”. L’ameranno per il movimento che racchiude in sé, quando tale
movimento sarà diventato per loro naturale e familiare. Lavorando con
persone affetta da Sclerosi multipla, Parkinson e Tetraparesi Spastica
ho potuto notare come le specifiche malattie avessero portato le persone
affette a una parziale o totale perdita di armonia e soprattutto una
totale mancanza di espressività. Ma dopo diversi training espressivi mi
sono reso conto che il loro corpo oltre a non essere "abitato" non aveva
alcuna familiarità con ritmo. Solo mediante un lavoro specifico sul
ritmo è stato possibile portare il corpo a una maggiore consapevolezza
dei propri mezzi e di conseguenza a migliorare l’espressività, l’armonia
e rendere più abitato il movimento. Quindi è indispensabile nei
processi eutonici far coabitare la consapevolezza, la flessibilità,
espressività, il suono e soprattutto il ritmo che essendo un collante
tra il movimento e l’espressività, diventa uno strumento importantissimo
per creare eutonia e raggiungere la naturale, familiare, ed essenziale
espressione del proprio essere
Ralph Waldo Emerson scrive: “ogni pensiero sorge nella mente, nel suo sorgere mira a passar fuori della mente, nell'atto; proprio come ogni pianta, germinando, cerca di salire alla luce." Nella Musicoterapia Espressiva Corporea la persona conosce se stessa mediante le azioni che costruisce in termini di scoperta e senso di meraviglia. In altre parole mira a far passare fuori dalla mente ciò che sente, trasformando l’emozione in azione e mutando quest’ultima in consapevolezza e cioè la capacità di essere a conoscenza di ciò che viene percepito. Poiché l’essere umano difficilmente si percepisce come realmente è, e con una certa difficoltà attribuisce a se stesso determinate qualità, l’azione espressiva gli permette di entrare in contatto con le proprie capacità creative risvegliando qualità sconosciute o mai del tutto approfondite. Perché l’essere umano dubita di se stesso? Secondo la teoria della terapia cognitivo-comportamentale, il malessere psicologico dipende spesso da ciò
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