La lentezza e la velocità sono sia due fenomeni corporei che due modalità di comportamento e quindi due dimensioni opposte di esistere e di essere. L’essere umano può scegliere di compiere le proprie azioni in modo lento oppure scegliere una strada assolutamente opposta e ciò in modo veloce e improvviso. Nell’espressività corporea si utilizzano queste due estremità per portare la persona a una maggiore conoscenza del movimento sia in termini di consapevolezza che nella sua più armoniosa esecuzione. Il tema di molti miei laboratori è rivolto a questa interessante differenziazione e in tanti durante i momenti di verbalizzazione mi hanno manifestato la voglia di riscoprire la lentezza, di viverla, sperimentarla e soprattutto conoscerla. Nei vari training espressivi porto il gruppo a muoversi il più lentamente possibile in maniera tale da giungere a un’osservazione consapevole non solo del movimento ma di cogliere una storia più intima e nascosta e cioè alla narrazione che il corpo mette in atto nella suggestiva concatenazione di gesti che mostrano equilibrio o disequilibrio, armonia o disarmonia, tremore o un latente senso di inadeguatezza. Il movimento esprime e racconta la sua origine e descrive il luogo che lo ha creato, controllato, nascosto, frenato o espresso: l’essere umano. Differenziare e contrapporre queste due realtà significa portare la persona a una maggiore conoscenza di sé stesso in termini di esplorazione, pazienza, conoscenza e semplice esecuzione o oggettivazione di un qualcosa. Come ho scritto in un precedente articolo dove facevo riferimento a John Cage, il silenzio di fatto non esiste, poiché se esistesse veramente nelle forme in cui l’uomo lo descrive l’essere umano lo abiterebbe invece di evitarlo o riempierlo spesso in maniera compulsiva. E se è vero che il silenzio non esiste in quale modo l’uomo costruisce il suo agire? La risposta a questa domanda apre la strada a una realtà opposta rispetto alla lentezza e cioè la velocità. La velocità di per sé esprime tante cose, la frenesia, l’impulsività, il desiderio estenuante o la gioia. Ma anche la decisione e l’assertività. Nell’espressività corporea la velocità è un opposto, una contrapposizione emozionale che serve per dare la possibilità a chi pratica di entrare in una dimensione di scoperta e meraviglia. Durante i training espressivi la maggior parte delle persone a cui chiedevo di muovere il braccio in maniera veloce quando alla fine dell'esperienza domandavo cosa avessero "sentito" la risposta era quasi sempre negativa o ovattata da un senso di profondo dubbio. Quando invece lasciavo che muovessero con estrema lentezza una certa meraviglia abitava i loro occhi. Ma a cosa servono questi due opposti? E che rilevanza hanno nella vita quotidiana? Educare ad essere significa spingere l’essere umano a esprimere ciò che realmente è; nel processo di scoperta l’individuo dovrebbe apprendere cosa e in che modalità riscoprire e abitare la realtà. Spesso accade che l’uomo capovolge il senso delle azioni utilizzando modalità disfunzionali per raggiungere degli obiettivi specifici. La mente ad esempio serve per prendere delle decisioni, per fare delle scelte, per decidere cosa e in che modo raggiungere un terminato traguardo ma nella maggior parte dei casi viene utilizzata per risolvere questioni di cui la mente non è a conoscenza come ad esempio scacciare pensieri, modificare uno stato emotivo, giudicarsi, arrabbiarsi con se stesso, metallizzare e controllare tutto. Allo stesso modo la velocità e la lentezza. L’uomo agisce in modo veloce li dove dovrebbe riscoprire il valore dell’attesa e della pazienza e li dove dovrebbe agire con velocità si inerpica nell’intricato dedalo del dubbio. Il corpo rende manifesto queste verità e l’espressività corporea riporta in superficie questa dispersione fatta di scelte non ponderate, dubbio e mancata assertività. Un corpo equilibrato si muove lentamente e in maniera armoniosa. Un corpo resiliente esprime il gesto con decisione, un corpo consapevole osserva se stesso riscoprendo il valore dell’attesa, un corpo assertivo muove con decisione il corpo. Sono questi i temi che utilizzo per i miei workshop. Riportare alla loro reale natura questi due opposti e offrire ai partecipanti la possibilità di conoscerne le sfumature, ristrutturando schemi corporei e modalità di comportamento
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