L'Ipovisione è una condizione di acutezza visiva molto limitata che ha notevoli conseguenze sulla vita quotidiana. Può essere causata da vari fattori (siano essi congeniti o acquisiti). La vista si può ridurre fortemente in seguito a patologie che possono colpire diverse strutture oculari, che vanno dalla cornea alla retina, fino al nervo ottico e può essere associata a malattie che provocano una riduzione del campo visivo. Ad esempio, nel caso del glaucoma avanzato, che danneggia il nervo ottico, è come se si guardasse attraverso un tubo; oppure si può essere colpiti da patologie della macula, la zona centrale della retina (la più comune è la degenerazione maculare senile, che provoca la perdita della visione centrale). Nei bambini nati per parto prematuro l’ipovisione può essere accompagnata da un danno cerebrale, da un irrigidimento degli arti (ipertonia) o una riduzione del tono muscolare di un organo o parte di esso (ipotonia) e altre complicazioni. Il contatto con la realtà da parte del bambino quindi avviene attraverso campi visivi relativamente circoscritti e ristretti e l’assetto emotivo è fortemente condizionato dall’irrigidimento dei muscoli o da una bassissima tonalità muscolare. La musicoterapia diventa uno strumento di fondamentale importanza per la stimolazione sensoriale e uditiva. Una sollecitazione sonoro – vocale che - nel caso di bambini di età compresa tra i 10 – 18 mesi affetti da ipertonia - abbisogna di continue pause per evitare che si crei sovrastimolazione e irrigidimento muscolare. Per tutta la durata dall’intervento è fondamentale intervallare l’uso della voce con quella di strumenti che possano sollecitare l’udito, le capacità prensili e soprattutto l’attenzione. Stimolare l’attenzione e l’espressività emotiva e gestuale è l’obiettivo che la musicoterapia si prefigge attraverso un accurato intervento incentrato sullo stimolo, la risposta e in ultimo un rinforzo. Gregory Bateson nel libro mente e natura sottolineava come di questi tre aspetti, il secondo è un rinforzo del primo, e il terzo un rinforzo del secondo. In musicoterapia questo processo è fondamentale, poiché l’interazione che si viene a creare, ha origine da un dialogo, uno scambio di energie, un‘intesa ritmica dove il tempo biologico dell’uno viene a contatto con il tempo biologico dell’altro. Uno scambio energetico quindi, una vera e propria attività conoscitiva di tipo percettivo, che genera una ripetizione. Una ripetizione di suoni, ritmi, vocalizzi che apparentemente potrebbero sembrare a un occhio estraneo, ognuno uguale all’altro, ma in verità nel profondo, generano microvariazioni quasi impercettibili. Un dialogo, che incontro dopo incontro, si trasforma e si rigenera. Da un lato il musicoterapista accoglie lo stimolo, mandando una risposta, che accolta o meno, genererà un rinforzo. Accolto o meno quel gesto, quel suono, op vocalizzo, avrà comunque un valore, poiché l’essere umano non potendo non comunicare, qualsiasi sia la sua reazione, esprimerà mediante un desiderio, comunque la sua unicità. Una unicità che la musicoterapia non considera qualcosa di estraneo, di indesiderato, o non comprensibile, ma un’esperienza che affonda le radici in ciò che accade “tra” una persona e un’altra. La relazione quindi in musicoterapia, diventa una storia non verbale, dove, nel caso di un bambino nato prematuro con danno cerebrale, l’energia che il musicoterapeuta e il bambino fanno emergere coinvolge entrambi. La musicoterapia quindi si serve del suono, del movimento, del ritmo, della voce, del corpo, per dare forma al gesto, al ritmo, a un suono o movimento, che apparentemente a occhi estranei, possono risultare privi di una forma. Lo stimolo, la risposta, e il rinforzo di cui ho fatto accenno in precedenza, non sono soltanto elementi appartenenti a dinamiche interne alla relazione e alla comunicazione, ma divengono elementi attivanti di un vero e proprio processo creativo. Lo stimolo di un suono, mediante la risposta, diventa una valorizzazione di un suono corporeo che viene accompagnato da un sorriso o da un aprirsi dello sguardo il quale viene rinforzato a sua volta, da un movimento delle spalle, un tirare indietro della testa o da un vocalizzo inaspettato. Tra un gesto e un altro, si attivano e si vengono a liberare energie creative che appartengono sia al musicoterapeuta che al bambino. Creare uno stimolo significa creare una risposta e il rinforzo successivo è fondamentale per dare continuità a elementi affettivi ed emotivi che il bambino sente il bisogno di esprimere e di manifestare. L’uso della voce, suoni delicati e profondi, sonorità acute e strumenti funzionali alla stimolazione delle capacità prensili sono di fondamentale importanza per offrire al bambino un luogo di espressione e di comprensione del mondo circostante.
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