Il
pensiero divergente (o divergenza) è la capacità di produrre una serie
di possibili soluzioni alternative a una data questione, in particolare
un problema che non preveda un'unica soluzione corretta. Esso è
strettamente correlato al pensiero creativo, all'atto creativo e alla
creatività in generale. A proposito di ciò è importante sottolineare che
Il nostro cervello è composto da due emisferi: il sinistro che fa capo
al pensiero logico-razionale riproduttivo e convergente che utilizza una
logica analitica, guarda alle singole parti e si accosta i problemi
applicando meccanicamente regole note. L’emisfero destro invece fa capo
al pensiero creativo anche detto produttivo o divergente: che si attiva
spontaneamente ed opera per sintesi guardando ai problemi nella loro
globalità e intuitivamente rileva nuove organizzazioni dei campi
problematici producendo originali soluzioni. Il pensiero creativo non
può fare a meno della nostra parte emozionale poiché le emozioni che
proviamo sono il “motore” psichico della nostra capacità immaginativa,
dell’apertura al mondo del possibile e del desiderio: potremo
individuare nuove soluzioni ai problemi, nuovi percorsi progettuali o
nuove idee se sapremo utilizzare le nostre emozioni e quelle altrui per
orientarci nel rapporto con gli altri e nel perseguimento dei nostri
obiettivi. La musicoterapia facendo riferimento al suono e al movimento
espressivo mobilita e quindi tende a stimolare nella persona risorse
residue o non conosciute che hanno nella creatività il loro canale più
rappresentativo. Le risorse riportate in superficie e opportunamente
valorizzate mediante proposte di tipo sonoro musicali mirano a
indirizzare il bambino, l’adolescente, l’adulto a considerare in maniera
altra la sua dimensione del reale, creando connessioni sinaptiche nuove
finalizzate a creare abitudini più funzionali alla crescita psico –
fisica, se si tratta di un bambino, alla percezione della realtà
circostante se si tratta di un adolescente e a una consapevolezza capace
di armonizzare il proprio interno con il mondo esterno se si tratta di
una persona adulta. Ogni obiettivo quindi ha come comune denominatore
l’incontro tra l’apparato emotivo e le capacità creative che consentono
di trasformare un’emozione spiacevole in una verità accessibile,
un’abitudine disfunzionale in un’apertura verso nuove strade e
sviluppare quindi il principio della resilienza e cioè la capacità di
far fronte in maniera positiva a eventi traumatici, di riorganizzare
positivamente la propria vita dinanzi alle difficoltà, di ricostruirsi
restando sensibili alle opportunità positive che la vita offre, senza
alienare la propria identità. Alla base della riorganizzazione della
propria vita vi è la capacità di trasformare l’emozione e di guardarla
in un modo del tutto diverso: da un’esperienza passiva e immobilizzante a
una condizione attiva e trasformativa. La musicoterapia quindi pone le
basi per rappresentare mediante il suono, il movimento espressivo e la
voce, come la realtà considerata catastrofica e inavvicinabile sia in
realtà il risultato di un’esperienza che per sua natura è sensibile a
forme altre di cambiamento. Spesso le ombre che ci portiamo dietro sono
il risultato di un’educazione troppo rigida, svalutante o eccessivamente
protettiva, da esperienze spiacevoli e traumatiche, e per quanto siano
nella loro essenza fortemente destabilizzanti, nella loro apparente o
reale ferocia non hanno mai perso la loro dinamicità, la loro
propensione al cambiamento. La musicoterapia quindi non mostra il
trauma, o l’elemento verso cui si mostra resistenza nella sua spiacevole
e catastrofica dimensione ma ne altera il volto modificandone le forme e
le sfumature, rendendolo avvicinabile, osservabile e quindi soggetto,
come ogni emozione, a trasformazione. Per trasformare quindi non viene
chiamato in causa il pensiero logico razionale ma quello creativo che
tende a creare spazi accettabili, tali da rendere la sua vicinanza non
più minacciosa.
Ralph Waldo Emerson scrive: “ogni pensiero sorge nella mente, nel suo sorgere mira a passar fuori della mente, nell'atto; proprio come ogni pianta, germinando, cerca di salire alla luce." Nella Musicoterapia Espressiva Corporea la persona conosce se stessa mediante le azioni che costruisce in termini di scoperta e senso di meraviglia. In altre parole mira a far passare fuori dalla mente ciò che sente, trasformando l’emozione in azione e mutando quest’ultima in consapevolezza e cioè la capacità di essere a conoscenza di ciò che viene percepito. Poiché l’essere umano difficilmente si percepisce come realmente è, e con una certa difficoltà attribuisce a se stesso determinate qualità, l’azione espressiva gli permette di entrare in contatto con le proprie capacità creative risvegliando qualità sconosciute o mai del tutto approfondite. Perché l’essere umano dubita di se stesso? Secondo la teoria della terapia cognitivo-comportamentale, il malessere psicologico dipende spesso da ciò
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