Esiste
un equilibrio tra carica e scarica energetica strettamente correlato
alla necessità di mantenere sempre un livello adeguato di energia
relativo ai propri bisogni e alle proprie condizioni. Nel periodo dello
sviluppo, un bambino assume più energia di quanta ne scarica e quella in
più la impiega per crescere. Non esiste un’azione o attività che non
richieda energia e poiché l’emotività, le ansie, le paure contribuiscono
ad alimentarla l’energia presente in un essere umano è spesso maggiore
rispetto alla quantità che effettivamente viene scaricata. La scarica,
essendo strettamente correlata all’espressività, alla condizione di
essere se stessi, e al livello di identificazione con la nostra
personalità, e con tutto il bagaglio di azioni, sensazioni che si
compiono, diventa una componente importantissima per una condizione di
equilibrio e di benessere. A tal proposito Lowen afferma ‘che non è
possibile aumentare il livello energetico di un individuo solo
caricandolo attraverso la respirazione’. Movimento, voce e occhi sono le
vie dell’autoespressione che possono portare ad una maggiore scarica
energetica” e poiché la scarica è un’esperienza fisica ed emotiva che ha
lo scopo di decongestionare’ globalmente l’organismo significa che
diventa fondamentale per l’essere umano mettersi o metterlo, nel caso di
un bambino, nella condizione di portare fuori ciò che si ha dentro sia
da un punto di vista espressivo che corporeo, attivando un senso di
rilassamento rigenerante che ridona al corpo la sua originaria e
spontanea vitalità. Nel caso dell’autismo la carica è sempre maggiore
rispetto alla scarica poiché solo in condizione molto specifiche e
davanti alle evidenze il bambino, l’adolescente, l’adulto, riesce ad
esprimere in maniera fluida la sua personalità. Secondo Damasio le
emozioni costituiscono: “...l’incessante accompagnamento musicale della
nostra mente, inarrestabile mormorio della più universale delle melodie:
una melodia che si spegne solo nel sonno, un mormorio che si trasforma
in un coro di trionfo quando siamo pervasi dalla gioia, o in un requiem
malinconico quando a prendere il sopravvento è il dolore”. La gioia e il
dolore sono inevitabilmente due aspetti che conferiscono elementi che
dovrebbero stimolare l’essere umano a creare strategie funzionali per
creare scariche energetiche, che nel caso dell’autismo – una minima
parte attraverso le stereotipie – vengono soppresse o poco considerate e
valutate disfunzionali. La musicoterapia essendo una disciplina
olistica attribuisce molta importanza a questo elemento sia nella fase
iniziale che nei momenti catartici. Nella fase inziale l’autistico
occupa il setting musicoterapico camminando, muovendosi, correndo,
urlando o come nel caso degli asperger ponendo delle domande. Il
musicoterapeuta in quel caso aspetta consentendo al bambino di
appropriarsi dello spazio e di scaricare le energie accumulate durante
l’attesa. Il movimento, la gestualità, lo sfiorare, toccare o percuotere
gli strumenti gli permettono di creare un equilibrio tra ciò che
l’attesa, la curiosità, il desiderio hanno creato e la condizione
esperienziale in cui si viene effettivamente trovare. L’equilibrio di
queste due forze dipende dalla capacità da parte del musicoterapeuta di
creare spazio, all’interno del quale l’espressività viene, in diversi
gradi di intensità, a delinearsi. Meno spazio gli si concede minore sarà
la scarica energetica espressa, maggiore invece sarà la possibilità di
esprimersi e più alta sarà la condizione di connettersi con se stesso e
con ciò che si è veramente. La musicoterapia espressiva corporea quindi
si pone come obiettivo quello di regalare spazi espressivi al fine di
permettere al bambino di scaricare l’energia accumulata attraverso
impedimenti, controllo. Franzen nel famoso libro le correzioni scrive
“Aveva perso le tracce di ciò che voleva, e poiché una persona è ciò che
vuole, si poteva dire che avesse perso le tracce di se stesso.” Perdere
le tracce di ciò che si vuole o si è comporta un accumulo eccessivo di
energie e l'inevitabile senso di smarrimento che queste creano al
proprio interno ed ecco perché spesso i bambini autistici, danno
schiaffi, calci, urlano. Semplicemente perché non riescono ad essere ciò
che desiderano e il compito della musicoterapia espressiva è quello di
regalare spazio, di creare azioni di scarica. Di permettere al bambino
autistico di entrare in contatto con se stesso portando fuori ciò che
altrimenti creerebbe tensione, stress ed elementi di ansia
generalizzata. La catarsi quindi, generata dalla capacità da parte del
musicoterapeuta di attendere, di creare spazio, è uno strumento che
consente al bambino di ritrovarsi.
Ralph Waldo Emerson scrive: “ogni pensiero sorge nella mente, nel suo sorgere mira a passar fuori della mente, nell'atto; proprio come ogni pianta, germinando, cerca di salire alla luce." Nella Musicoterapia Espressiva Corporea la persona conosce se stessa mediante le azioni che costruisce in termini di scoperta e senso di meraviglia. In altre parole mira a far passare fuori dalla mente ciò che sente, trasformando l’emozione in azione e mutando quest’ultima in consapevolezza e cioè la capacità di essere a conoscenza di ciò che viene percepito. Poiché l’essere umano difficilmente si percepisce come realmente è, e con una certa difficoltà attribuisce a se stesso determinate qualità, l’azione espressiva gli permette di entrare in contatto con le proprie capacità creative risvegliando qualità sconosciute o mai del tutto approfondite. Perché l’essere umano dubita di se stesso? Secondo la teoria della terapia cognitivo-comportamentale, il malessere psicologico dipende spesso da ciò
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